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Recensioni

La persona e l'opera di Cristo3

BENJAMIN B. WARFIELD

Recensione pubblicata su «Studi di teologia» N° 28, 2002/2, pp. 208-209

Inserito nella collana "La grande teologia evangelica" dell'editore Alfa & Omega, il volume consta di 11 saggi intorno ai temi riguardanti la persona di Cristo e la Sua opera salvifica. Nella prima sezione l’interesse dell’A. verte su Cristo in quanto persona: spunti apologetici contro le speculazioni della critica liberale – ad esempio circa l’importanza del Gesù storico (pp. 19-52) e l’assurdità di un preteso “Cristianesimo senza Cristo” (pp. 177-241) – si mescolano sapientemente con la visitazione dei testi biblici, fatta allo scopo di riaffermare la duplice natura di Cristo (“vero uomo” e “vero Dio”, secondo la formula elaborata dal Concilio di Calcedonia nell’anno 451). Dal punto di vista esegetico, risulta estremamente efficace l’esame di testi come Fil 2:5-9 (pp. 54-61) e il Prologo giovanneo (pp. 70-75); inoltre, non si può non restare affascinati dalla profondità di pensiero e dalla limpidezza di linguaggio con cui Warfield affronta sia gli aspetti emotivi legati all’umanità di Gesù sia quelli che Gli appartengono in quanto portatore dei nostri peccati.

La seconda sezione, invece, comprende una serie di articoli in cui Warfield tratta più specificamente l’opera di Cristo. Particolare interesse riveste il suo sforzo di contrastare il famoso teologo liberale tedesco Adolf Harnack (1851-1930) attraverso l’attenta esegesi di otto “detti” (logia) di Gesù – contenuti nei Vangeli sinottici, e appositamente scelti in contrasto con quelli già esaminati dal rivale – per chiarire lo scopo della Sua missione terrena. Missione che può essere così sintetizzata: «servire, sia vivendo sia morendo» (p. 330). Qui c’è spazio per sottolineare come il piano di salvezza divino contempli, ad un tempo, tanto il privilegio d’Israele quanto la benedizione dei Gentili (pp. 271-278). Tale salvezza passa attraverso il concetto di sacrificio, il cui riferimento al peccato risulta di fondamentale importanza per la fede evangelica. È bello ricercarne le origini nel racconto delle offerte fatte a Dio da Caino e Abele (pp. 366-369). Ancor più bello constatare che «la teologia degli scrittori neotestamentari si può definire una teologia del sangue» (p. 400): perché l’opera di Cristo permette di associare la salvezza del peccatore proprio al Suo sangue sparso sulla croce. Un’ultima cosa degna di rilievo è l’attenzione posta da Warfield a termini che spesso vengono usati – anche nelle raccolte di inni! – senza conoscerne a fondo il significato. È il caso del titolo “redentore” applicato a Gesù. Con un breve ma significativo studio (pp. 338ss.) l’Autore dimostra che dovremmo piuttosto sostituirlo con “riscattatore”. Ciò lo porta a dire, pensando anche a termini più consueti come “evangelico” e “cristiano”, che «intorno a noi stiamo assistendo allo svuotamento semantico di vocaboli straordinari che, fino ad oggi, hanno trasmesso le verità fondamentali della fede cristiana» (p. 347).

La loro lettura porta certo alla luce lo spessore culturale e teologico di B.B. Warfield (1851-1921), l’ultimo dei “conservatori” del Seminario di Princeton (USA), dove a partire dal 1887 insegnò teologia didattica e polemica per ben 34 anni. La profonda conoscenza di ciò che culturalmente lo circondava (inclusi gli scritti dei sempre più in voga autori “liberali”), la capacità d’interagire con la medesima cultura (si veda il denso apparato critico nelle note a piè di pagina), l’interesse per la storia della teologia evangelica (cfr. gli studi su Agostino e su Calvino), ma soprattutto la grande attitudine verso le Sacre Scritture e la loro autorità, fa di Warfield uno studioso tra i più solidi e affidabili della nostra epoca contemporanea.

Augusto Melini

La persona e l'opera di Cristo2

BENJAMIN B. WARFIELD

Recensione pubblicata su «Riforma» del 5 aprile 2002, p. 5

Fino a pochi mesi fa l’opera di Benjamin B. Warfield (1851-1921) era nota solo a pochi specialisti della storia del pensiero cristiano. Grazie all’ambizioso progetto dell’editore Alfa & Omega e dell’Istituto di formazione evangelica e documentazione (IFED) di Padova, i più importanti scritti di Warfield sono oggi disponibili anche in italiano. Tra questi il volume La persona e l’opera di Cristo rappresenta una sorta di summa del pensiero del teologo di Princeton. L’approccio sistematico di Warfield é caratterizzato da una solida base esegetica; alcuni passi del suo libro sembrano, infatti, più note esegetiche che teoremi sistematici. Su questa base l’autore poggia una esposizione che attinge a piene mani anche dal patrimonio della teologia cristiana dei primi quattro secoli.

Warfield si schiera chiaramente contro la teologia liberale, in particolare contro la scuola di von Harnack. Tale polemica è particolarmente evidente nell’articolo L’essenza del cristianesimo e la croce di Cristo (pp. 477-535). La tesi cristologica che unisce tutti e undici i contributi contenuti nel volume è sostanzialmente alquanto semplice: tutta la Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento attesta un’unica storia della salvezza centrata su Gesù Cristo. In quest’ottica non sono tanto le formulazioni dogmatiche dei concili di Nicea e di Calcedonia a determinare la fede cristiana, ma la Scrittura stessa che si esprime nelle formulazioni dogmatiche. Sia la verità da confessare sia lo spazio teologico da esplorare sono dunque circoscritti dalla cristologia classica che non è una mera dogmatica bensì una cristologia biblica.

Da tale tesi deriva una forte contestazione dei presupposti che stanno alla base della ricerca sul cosiddetto Gesù della storia. Il teologo americano preferisce parlare del Cristo storico (pp. 19-52), insistendo fortemente sul fatto che anche sul piano metodologico il nome e la persona di Gesù non possono essere separati dalla figura del Cristo Salvatore, figlio di Dio. Pertanto, qualsiasi tentativo di separazione, secondo Warfield, dovrebbe essere visto come un tentativo di sbilanciare il perfetto equilibrio dell'unione ipostatica tra natura umana e natura divina. Nell’ottica di Warfield l’opera salvifica compiuta da Dio in Cristo e per mezzo di Cristo non può essere ridotta esclusivamente alle sue conseguenze etiche, oppure vista solo in una prospettiva escatologica. L’etica e l’escatologia trovano la loro giusta disposizione solo nel quadro di una soteriologia che ammetta la dimensione ontologica della saIvezza, in altre parole, il primato della grazia che trasforma l’intero essere umano.

La lettura del volume La persona e l'opera di Cristo non è facile. La difficoltà sta principalmente nel fatto che esso è costruito da diversi contributi, raccolti secondo un criterio tematico. Un’altra difficoltà può scaturire dal fatto che diversi autori e alcuni dibattiti teologici citati da Warfield sono oramai superati. Non esiste, e non può esistere, nel pensiero di Warfield alcun riferimento alla teologia di Barth. Tuttavia l’eccellente traduzione italiana e le note particolarmente curate rendono la lettura del volume abbastanza proficua, consentendo di fissare bene le basi bibliche di una cristologia non necessariamente uguale a quella proposta da Warfield.

Pawel Gajewski

Teologia biblica. Antico e Nuovo Testam.

GEERHARDUS VOS

Recensione pubblicata su "Il Regno", anno LI, n. 985,  15/02/2006

Personalità ancora tutta da scoprire nel nostro paese, Geerhardus Vos, nato in Olanda agli inizi degli anni sessanta dell'Ottocento, ma trasferitosi negli USA a seguito della famiglia nel 1881, è fra i più interessanti teologi riformati d'oltreoceano. L'a. appartiene, infatti, a quella schiera di uomini di fede calvinista, fra i cui antenati trova posto Jonathan Edwards, che fecero della loro confessione un modello e uno stile di vita. Filo conduttore di Vos fu sottolineare il carattere storico della Bibbia: l'orientamento della Scrittura in ogni sua parte, a suo parere, riguarda essenzialmente la storia dell'adempimento del patto fra Dio e gli uomini, il cui culmine è rappresentato da Cristo.

Il discorso biblico, pertanto, è una covenant theology che si dipana in tutti i suoi libri dando, come esito finale, un quadro sinfonico profondo e saldo proprio perché le Scritture sono la parola di Dio scritta. Teologia riformata ortodossa presentata da una casa editrice specialista nel settore.

Teologia biblica

GEERHARDUS VOS

Recensione pubblicata su "ICN-News.com" nella rubrica "Lunedì letterario"

Dopo aver proposto opere di giganti della teologia evangelica moderna e contemporanea come Jonathan Edwards, B.B. Warfield e Herman Bavinck, l’editore Alfa & Omega pubblica un altro classico del pensiero evangelico del Novecento. Si tratta del progetto di teologica biblica di Geerhardus Vos (1862-1949), per molti anni titolare della cattedra di teologia biblica che il Seminario di Princeton aveva appositamente creato per questo brillante studioso.

Per quanto la teologia biblica sia fondamentale per la fede evangelica, la sua riscoperta è relativamente recente in quanto, nella seconda metà del XIX secolo, alcune correnti che attraversarono il mondo protestante ne avevano oscurato l'importanza. Da un lato, il liberalismo ottocentesco aveva frantumato la possibilità stessa di concepire una teologia biblica canonica. La critica di stampo liberale, dopo aver operato una sorta di vivisezione del testo biblico, riconsegnava al predicatore un ammasso di testi disomogenei, privi di un disegno organico e complessivo. Al credente non rimaneva che leggere questa Bibbia spezzettata in senso moralistico e moraleggiante. D'altro lato, il dispensazionalismo di J.N. Darby e C.I. Scofield aveva spinto molti evangelici conservatori a perdere il senso unitario e progressivo della rivelazione biblica. Insistendo su una netta separazione tra Israele e la chiesa, quindi tra AT e NT, i dispensazionalisti correvano il rischio di smarrire la ricchezza del tessuto armonioso, ancorché complesso, della teologia biblica, introducendo una sorta di frammentazione all'interno dello sviluppo della storia della salvezza.

Alla luce di questo scenario ottocentesco, per molti versi ostile alla teologia biblica della fede evangelica classica, è da apprezzare ancor più l'opera di Vos che ha rimesso al centro dell'attenzione delle chiese evangeliche la necessità di riconoscere la tessitura unitaria e progressiva della rivelazione biblica, incentrata su Gesù Cristo. Come scrive Richard Gaffin nella densa introduzione al volume, Vos ricorda con forza che “la rivelazione redentiva ci ha raggiunti sotto forma di un processo storico che si schiude organicamente” (15): dalla Genesi all’Apocalisse passando per tutte le tappe intermedie. Vos ha uno stile talvolta complesso, ma il quadro d’insieme che offre è mozzafiato. Gli studenti di teologia e i pastori, in particolare, ne riceveranno un beneficio straordinario se investiranno nello studio di quest’opera.

Siccome questo filone di pensiero evangelico è stato ignorato in Italia, è ora che le Facoltà di teologia cattoliche e protestanti si confrontino con esso, superando la secolare negligenza e gli infondati pregiudizi.

Leonardo De Chirico

Teologia biblica. AT e NT

GEERHARDUS VOS

Recensione pubblicata su "Lux Biblica", anno XVII, n. 33, 1/2006

Salutare con profonda ammirazione la pubblicazione in lingua italiana di uno dei classici della teologia evangelica è senza dubbio un doveroso omaggio ad un autore poco noto al pubblico evangelico italiano. Il lettore che ha tra le mani il presente volume si renderà immediatamente conto di possedere un prezioso strumento per approfondire una delle più interessanti discipline dello studio teologico: ovvero lo studio della "Teologia Biblica", che l'autore del presente saggio definisce come "quella scienza che si occupa di Dio" (p. 33).

Si tratta senza dubbio di un testo di non facile lettura per la densità dei temi affrontati e soprattutto per la profonda conoscenza dell'autore. Comunque, benché sia un'opera che richieda uno sforzo non comune per il credente evangelico medio, visti i titoli che si trovano nelle librerie cristiane, e considerata la scarsa attitudine alla lettura, la consultazione di questo testo e la riflessione che ne scaturirà, saranno di notevole beneficio per tutti coloro che vorranno confrontarsi con una lettura impegnativa ma veramente edificante.

Geerhardus Vos non è un autore molto conosciuto in Italia. A parte alcuni articoli apparsi su riviste evangeliche, credo che siamo in presenza della sua prima opera tradotta in lingua italiana. Vos fu docente di teologia sistematica presso il Seminario Teologico di Princeton dal 1892 al 1932. La sua opera fu certamente influenzata dalla collaborazione con autori di spicco del mondo evangelico riformato olandese (Abraham Kuyper ed Herman Bavinck) dai quali apprese e comprese il privilegio dello studio della Teologia. La sua prolifera attività lo portò a confrontarsi ed a scontrarsi con le correnti di quell'evangelismo che si erano allontanate dalle verità fondamentali della Scrittura; in modo particolare, il libro presenta sezioni in cui si vengono a confutare quelle teorie, divulgate dai rappresentanti della critica biblica liberale, sull'origine degli scritti sacri, sulle figure di primo piano della rivelazione biblica nonché sull'origine stessa della religione rivelata. Vos, inoltre, fu un notevole esegeta: l'esame del testo lo dimostra ampiamente.

Il libro si divide in due parti: una relativa alla rivelazione che scorre lungo la storia dell'Antico Testamento; l'altra considera le basi della rivelazione biblica del Nuovo Testamento, in modo specifico la rivelazione riguardante la natività ed il ministero di Gesù. Dopo la descrizione dell'oggetto dello studio della "Teologia Biblica" ed il suo rapporto con le diverse discipline teologiche, Vos traccia la mappa degli interventi redentivi di Dio attraverso la storia: partendo dalla rivelazione di Dio a Noè ed il suo rapporto con i grandi patriarchi (con attenzione particolare su Abramo e Giacobbe. In seguito, l'autore si preoccupa di evidenziare gli sviluppi della rivelazione nel periodo mosaico: in modo particolare vengono mostrati gli aspetti rivelatori del patto con Israele (il contenuto della legge e dell'organizzazione cerimoniale, con una particolare attenzione al sistema sacrificale ed al suo valore simbolico e tipologico. Segue la rivelazione nell'epoca dei profeti, soffermandosi in modo pertinente sul contenuto e su alcuni temi etici della rivelazione profetica. La sezione del Nuovo Testamento si concentra sullo sviluppo progressivo della rivelazione speciale che si ha nella persona e nell'opera di Cristo.

Il libro non può essere letto come una semplice opera divulgativa; la sua consultazione presuppone la disponibilità a ritornare su alcuni concetti di non facile comprensione. I limiti di questo testo possono essere rinvenuti nei difficili passi in cui Vos si preoccupa di dimostrare l'assoluta veridicità ed attendibilità della rivelazione biblica nei confronti degli esponenti della critica biblica del tempo: preoccupazione questa che forse non riveste più ai nostri giorni la medesima forza, visto il divario storico e culturale che ci separa.

In conclusione, essendo l'autore di estrazione riformata, il lettore potrebbe individuare aspetti ed interpretazioni non condivisibili. Non mi pare, però, che queste considerazioni possano in alcun modo togliere valore e interesse per un'opera che vale la pena di essere letta, e conservata negli anni, così da poter essere rivalutata nel tempo alla luce di un percorso di maturità personale e spirituale che ognuno dovrebbe intraprendere.

Saverio Lentini

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