Cosa rende una chiesa evangelica?

James M. Boice

 

INDICE

Introduzione

1    Una prospettiva trentennale

2    La necessità di ravvivare l’evangelicalismo

3    Sola Scrittura: il principio formale

4    La giustificazione per fede: il principio materiale

5    Solo a Dio la gloria: verso una nuova riforma

6    Cosa devo fare adesso?

Bibliografia

 

 

Estratto dal capitolo 1

UNA PROSPETTIVA TRENTENNALE

 

Quando nel 1966, dopo aver compiuto i miei studi teologici in Europa, tornai negli Stati Uniti per lavorare con la rivista Christianity Today, scoprii che in quel periodo gli evangelici stavano crescendo e che la loro influenza aumentava significativamente. Christianity Today aveva contribuito fattivamente a questo fenomeno. Sotto la guida del primo editore, Carl F. Henry, la rivista aveva lanciato una vera e propria sfida alle chiese liberali e, più direttamente, alla rivista Christian Century, promotrice del pensiero teologico liberale. Le chiese evangeliche crescevano e, uscendo dai loro confortevoli ghetti suburbani, cominciavano ad opporsi attivamente alla cultura secolare.

Notando questa tendenza, dieci anni più tardi, la rivista Newsweek definì il 1976 come “l’anno degli evangelici”.

Le chiese liberali

Nello stesso periodo si osservava un grande declino delle chiese storiche. Dal 1968 al 1980 sono stato un membro di una delle denominazioni più numerose, ma compresi che si stava cercando di compiere l’opera di Dio seguendo dei metodi secolari. Il risultato fu il rapido declino. Le chiese storiche si erano adeguate al mondo, avevano accolto la sua sapienza, abbracciato la sua  teologia, seguito i suoi programmi e impiegato i suoi stessi metodi.

1. Sapienza mondana. Nella chiesa antica i cristiani si ponevano dinanzi alle loro Bibbie ammettendo la loro ignoranza sulle realtà spirituali. Essi confessavano che, senza la grazia di Dio e il ministero dello Spirito Santo che rivelava loro la sapienza della Bibbia, essi sarebbero stati del tutto incapaci di comprendere le Scritture. Quei credenti ricercarono la sapienza di Dio nella Scrittura, ma questa antica saggezza è stata del tutto rigettata dalle chiese “liberali” che hanno zittito la voce di Dio la quale, mediante la Scrittura, chiama continuamente le chiese ad una riforma.

A causa di un tale atteggiamento conseguirono tre dolorosi effetti nella vita di queste chiese. Anzitutto nei conduttori sorse molta incertezza su cosa si dovesse credere e mantenere delle “vecchie” dottrine. In genere si è cercato di celare tale atteggiamento che, tuttavia, è stato percepito in modo talmente reale che molte persone iniziarono ad abbandonare queste chiese per frequentare ambienti più conservatori. La gente non è attratta da chiese che non sanno cosa credono. In secondo luogo le chiese liberali abbracciarono gli schemi e i valori morali mondani. Perdendo le caratteristiche che le distinguevano, si ridussero ad essere solo un pallido riflesso della cultura nella quale si trovavano. In terzo luogo, ogniqualvolta c’erano delle decisioni da prendere, queste chiese non si rivolsero più solo all’insegnamento della Bibbia, ma adottarono un metodo che  rispondeva meglio alle opinioni correnti che io definisco “la saggezza del 51 per cento dei votanti”. In fondo gli affari si fanno solo quando c’è il consenso! Ho imparato che quando i cristiani rigettano l’autorità divina della Bibbia, qualche altra autorità occupa immediatamente il suo posto.

2. Teologia mondana. Come se ciò non bastasse le chiese più influenti hanno adottato anche una teologia mondana, i cui principî non sono difficili da definire: tutti gli esseri umani sono fondamentalmente buoni, nessuno è veramente perduto e la fede in Gesù Cristo, seppure può essere utile, non è necessaria per essere salvati.

Questa teologia ha continuato a mantenere la terminologia biblica, ma attribuendo significati assai diversi alle parole. Ad esempio il termine peccato cessò di essere definito come la ribellione a Dio e la trasgressione della sua legge santa e giusta verso la quale gli uomini sono responsabili, e fu identificato con l’ignoranza o l’oppressione presente nelle strutture sociali. Il rimedio proposto contro il peccato fu, quindi, il processo di trasformazione sociale, mediante nuove leggi o perfino ricorrendo alla rivoluzione. Anche la figura di Gesù fu riconsiderata: egli cessò di essere il Dio incarnato che  muore per la salvezza dei peccatori, per divenire “un modello di vita creativa”. Questo nuovo Gesù è solo un esempio da imitare, non più un Salvatore divino. La salvezza si ridefinì come una liberazione dall’oppressione delle strutture sociali. L’aver fede significò prendere coscienza di questa oppressione e iniziare a fare qualcosa per migliorare la situazione. Evangelizzare non significò più annunciare il Vangelo di Gesù Cristo ad un mondo che perisce, ma agire mediante i centri del potere secolare per vincere l’ingiustizia.

3. Programmi mondani. Nelle chiese liberali divennero molto popolari slogan del tipo “Il mondo deve entrare nei nostri programmi”. Il senso di tali affermazioni era che la chiesa doveva preoccuparsi dei problemi del mondo, fino ad escludere, se necessario, il Vangelo. Se il bisogno prioritario era la fame nel mondo, questo problema avrebbe dovuto occupare il primo posto anche nella lista delle priorità della chiesa. E poi? Quali altri temi dovevano avere la precedenza per i cristiani? Eccoli: il razzismo, l’ecologia, i problemi connessi all’invecchiamento e così via.

4. Metodi mondani. Il campo metodologico fu quello dove il mondo inferse la sconfitta definitiva alle denominazioni storiche. I metodi stabiliti da Dio per compiere la sua opera sono: (a) la partecipazione, (b) la persuasione e (c) la preghiera. Proprio questi tre metodi, in particolar modo la persuasione e la preghiera, sono stati giudicati dalle chiese liberali assolutamente inadeguati. Al loro posto si propose un vangelo fondato sul potere politico e sulla forza del denaro. Fu proprio allora che sul giornale The New Yorker apparve una vignetta che ben coglieva, ironicamente, tale situazione. In quella vignetta erano raffigurati due “padri pellegrini”, fondatori della nazione americana, e l’uno diceva all’altro: «Il mio obiettivo a breve termine è senz’altro la libertà religiosa, ma quello a lungo termine è di farmi una posizione!»

La secolarizzazione delle chiese evangeliche

In questi ultimi anni sono stato profondamente scosso dalla scoperta che le cose dette a riguardo delle chiese liberali negli anni sessanta e settanta si applicano, oggi, anche alle chiese evangeliche.

È mai possibile che anche gli evangelici, che da sempre si oppongono al liberalismo e ai suoi metodi, si siano lasciati sedurre dall’amore di “un regno di questo mondo” facendo proprie le armi della politica e del denaro per conquistarselo? Credo di sì. Alcuni anni fa Martin Marty, che è sempre stato un acuto osservatore della chiesa americana, ha dichiarato in un’intervista che, a suo giudizio, entro la fine del secolo gli evangelici sarebbero state le persone più mondane d’America. Martin ha centrato il bersaglio!

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