LAMPADE ARDENTI E SPLENDENTI

Jonathan Edwards

 

 

INDICE

Capitolo 1

L’autentico prestigio di un ministro del Vangelo

Capitolo 2

Cristo esempio dei ministri

Capitolo 3

I “proponimenti” di Jonathan Edwards

Appendice

Riflessioni sul ministero di Jonathan Edwards (John Piper)

 

 

Estratto dal capitolo 1

L’autentico prestigio di un ministro del Vangelo[1]

 

Egli era la lampada ardente e splendente (Giovanni 5:35)

 

La causa per cui il nostro benedetto Salvatore pronunciò il discorso che leggiamo a partire dal versetto 17, fu il mormorio e la persecuzione dei Giudei nei suoi confronti per aver guarito un paralitico alla piscina di Betesda ordinandogli di prendere il proprio lettuccio e camminare in giorno di sabato. Cristo si difese con questo discorso affermando la propria comunione col Padre, tanto riguardo alla sua natura quanto alle sue opere e dimostrando di essere “Signore del sabato”. Egli dichiarò che Dio Padre aveva operato fino a quel momento insieme a lui (Giovanni 5:17); infatti, sebbene è detto che Dio “si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta”, fino ad oggi egli continua ad operare per compiere la più grande delle sue opere: la redenzione o nuova creazione che egli compie per mezzo di Gesù Cristo, suo Figlio.

Dio cominciò questa grande opera di redenzione dal principio del mondo, portandola avanti fino ad ora e il suo riposo verrà solamente quando giungerà il giorno della risurrezione, della quale Cristo parla dal versetto 21 in poi. Leggendo questi versetti comprendiamo che la redenzione si compì mediante la risurrezione di Cristo, mentre la sua attuazione si completerà con la risurrezione generale e il giudizio eterno (Giovanni 5:21-30). Per questa ragione, nonostante il riposo del settimo giorno e quello che Giosuè diede ai figli d’Israele in Canaan, pure il gran riposo del Redentore e del suo popolo insieme a lui e in lui deve ancora venire, come osserva l’apostolo nel capitolo 4 della lettera agli Ebrei. Ciò avverrà alla risurrezione generale e al giudizio finale che sarà effettuato, come leggiamo in questo passo, dal Figlio per volere del Padre e in tal modo le opere di Dio saranno portate a compimento da lui.

Tale discorso non acquietò i Giudei; anzi, li fece adirare ancora di più perché egli si dichiarò uguale a Dio. Cristo, allora, fece riferimento alla testimonianza di Giovanni il battista in quanto, generalmente, essi consideravano Giovanni come un grande profeta e sembra che per un certo periodo essi fossero stati molto toccati e compunti profondamente dal fatto che Dio, dopo un lungo periodo in cui aveva trattenuto lo Spirito profetico, avesse suscitato un così grande profeta tra loro. Fu proprio nei riguardi di Giovanni il battista che Cristo pronunciò le parole che abbiamo e sulle quali mediteremo: «Egli era la lampada ardente e splendente e voi avete voluto per breve tempo godere alla sua luce».

 

Due osservazioni esplicative

In modo da comprendere correttamente e per dar forza alle parole del nostro testo, dobbiamo fare un paio d’osservazioni preliminari.

1. In primo luogo, consideriamo ciò che Cristo mette in evidenza riguardo a Giovanni: egli fu una lampada ardente e splendente. Egli fu una lampada per la chiesa d’Israele nel rivelare loro il pensiero e la volontà di Dio. Dopo una lunga stagione tenebrosa, dopo un periodo in cui non vi furono profeti che potessero istruirli nelle cose di Dio, egli sorse in Israele come la stella mattutina e come il precursore del “Sole della giustizia”. Egli venne per anticipare l’aurora del giorno glorioso del Vangelo; per dare luce a coloro che fino ad allora sedevano nelle tenebre di una notte oscura e che vivevano nell’ombra di morte; per dare la conoscenza della salvezza come Zaccaria, suo padre, aveva dichiarato in occasione della sua circoncisione: «E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie, per dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati, grazie ai sentimenti di misericordia del nostro Dio; per i quali l’Aurora dall’alto ci visiterà per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace» (Luca 1:76-79).

È detto che Giovanni fu una lampada ardente per mostrare che fu pieno di uno spirito di fervente pietà e santità. Egli fu “pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre” (Luca 1:15) ed il suo cuore ardeva di un grande amore per il Cristo di Dio. Infatti fu “l’amico dello sposo” che si rallegrava vivamente alla sua voce e manifestò il suo desiderio che Cristo crescesse e che egli stesso diminuisse (Giovanni 3:29-30). Giovanni fu animato da un santo zelo nell’opera del ministero e venne con lo spirito e la potenza di Elia. Come Elia fu zelante nel denunciare la corruzione, l’apostasia e l’idolatria d’Israele, così Giovanni testimoniò contro la malvagità dei suoi contemporanei. Come Elia non smascherò solo i peccati della gente comune, ma anche quelli dei grandi e dei potenti come Acab, Acazia e Izebel con tutti i loro falsi profeti, allo stesso modo possiamo vedere con quale franchezza Giovanni riprese ogni categoria di persone: non solo i pubblicani e i soldati, ma anche i farisei e i sadducei chiamandoli senza mezzi termini “razza di vipere” e denunciò l’empietà di Erode rimproverandogli la sua concupiscenza più cara, senza temere che l’empio sovrano potesse perseguitarlo fino alla morte! Come Elia avvertì solennemente Israele sugli imminenti giudizi che l’avrebbero colpito, denunciando la terribile ira di Dio contro Acab, Izebel, Acazia, i profeti di Baal e il popolo in generale, così Giovanni il battista esortò potentemente il popolo a fuggire dall’ira futura: «Ormai la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero dunque che non fa buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco» e dicendo che colui che veniva dopo di lui avrebbe avuto “in mano il suo ventilabro per ripulire interamente la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio” e avrebbe bruciato “la pula con fuoco inestinguibile” (Luca 3:9, 17).

Giovanni il battista non fu solo una lampada ardente, ma anche splendente. Egli risplendé nella dottrina poiché la sua predicazione emanò una maggiore luce evangelica di quella dei profeti precedenti. Per lo meno, egli parlò e mostrò con più chiarezza il grande Redentore, spiegando che la sua missione sarebbe stata quella di togliere il peccato del mondo quale “Agnello di Dio” offerto in sacrificio. Egli dichiarò apertamente che tutti, perfino i più morali e religiosi tra gli uomini, avevano bisogno del Salvatore essendo per natura corrotti all’estremo. Giovanni predicò che la natura del Regno di Dio è spirituale e non consiste nella circoncisione o in un battesimo formalmente amministrato o in qualunque altro rito e privilegio esteriore, bensì nella potente influenza dello Spirito Santo nel cuore dell’uomo, descrivendo tale esperienza come un “battesimo in Spirito Santo e fuoco” (Luca 3:16). Fu proprio per la chiarezza con cui Giovanni rivelò la conoscenza della salvezza al popolo di Dio che fu paragonato ad una luce splendente e Cristo stesso disse di lui che “fra i nati di donna nessuno è più grande” (Luca 7:28). Lo splendore del precursore di Cristo fu maggiore di quello degli altri profeti come il fulgore della stella mattutina riflette la luce del sole più degli altri pianeti e, nella notte, è l’astro più luminoso nella volta celeste.

Egli fu una luce splendente anche nel modo in cui visse. Giovanni mortificò se stesso e rinunciò ai piaceri del mondo; si dedicò alla propria opera con grande diligenza e laboriosità; proclamò la Parola di Dio con imparzialità e senza fare distinzioni di sorta tra le persone; si mostrò umile rallegrandosi che l’onore di Cristo aumentasse e che la sua fama diminuisse, proprio come la stella mattutina sparisce mentre il sole comincia a sorgere; fu fedele e coraggioso nel predicare la verità anche a costo della vita. È così che la sua luce illuminò gli uomini.

2. In secondo luogo, osserviamo per quale scopo Cristo disse queste cose: per far risaltare la dignità di Giovanni affinché i Giudei apprezzassero la sua testimonianza. Come abbiamo visto, sono veramente grandi le cose che Cristo disse di Giovanni il battista! In particolare nel nostro testo, il Signore mostra quanto importante sia stato come luce per i Giudei in modo da renderli inescusabili, poiché non hanno ricevuto la sua testimonianza, come potete osservare leggendo i versetti 31, 32 e 33.

 

Dottrina

Pertanto, la verità che vorrei enfatizzare in questo sermone è precisamente questa: ciò che conferisce prestigio e valore ad un ministro del Vangelo è l’essere, come Giovanni, una lampada ardente e splendente. È così che ogni ministro della Parola dovrebbe apparire agli occhi di Cristo che è il grande profeta di Dio, la luce del mondo, il capo della chiesa, il Signore della messe e il divino Maestro!

Giovanni il battista fu un ministro del Vangelo e la sua importanza fu maggiore di quella degli antichi profeti. Anche se Dio, anticamente, aveva parlato molte volte e in molte maniere preannunciando il Vangelo per mezzo dei profeti, Giovanni si distinse nettamente da loro. La Scrittura ci dice che egli fu il primo a predicare il Vangelo a conclusione del tempo della legge e dei profeti: «La legge e i profeti hanno durato fino a Giovanni; da quel tempo è annunziata la buona notizia del regno di Dio» (Luca 16:16). La sua predicazione è definita “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio” (Marco 1:1). Egli venne allo scopo di “dare al suo popolo conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati” (Luca 1:77) e per predicare la buona notizia che il regno di Dio si era avvicinato a loro. Perciò, avendo considerato che Giovanni è un ministro del Vangelo, una lampada ardente e splendente, avendo osservato ciò che Cristo disse di lui, dobbiamo ora meditare sull’autentico prestigio e la vera eccellenza dei ministri del Vangelo.

 

Con l’aiuto di Dio, mi propongo di trattare il presente argomento nel modo seguente:

I. mostrare che il proposito di Cristo nel chiamare degli individui al ministero della Parola è che essi siano una luce per gli uomini;

II. spiegare quali siano le implicazioni dell’essere una lampada ardente;

III. considerare cosa implichi l’essere lampade splendenti;

IV. osservare che il vero prestigio e l’eccellenza del ministro del Vangelo consistono nell’essere, allo stesso tempo, una lampada ardente e splendente;

V. esortare tutti coloro che Cristo ha chiamato all’opera del ministero evangelico ad impegnarsi diligentemente per essere lampade ardenti e splendenti;

VI. riflettere su ciò che i pastori devono fare in modo da essere lampade ardenti e splendenti;

VII. spendere qualche parola sui doveri di coloro che sono sottoposti nel Signore al pastore, secondo quanto Cristo ci ha insegnato sul fine e sull’eccellenza di un ministro del Vangelo.

 

I pastori devono essere una luce per gli uomini

I. Il proposito di Cristo nel chiamare degli individui al ministero della Parola è che essi siano una luce per gli uomini.

1. Il regno di Satana è un regno di tenebre e i demoni sono i dominatori di questo mondo di tenebre, ma quello di Cristo è un regno di luce i cui piani progrediscono mediante la luce. Gli eletti non sono “della notte né delle tenebre”, ma sono “figli di luce e figli del giorno”, poiché essi sono figli di Dio che è il Padre degli astri luminosi, nel quale noi tutti troviamo un’infinita sorgente di luce pura e risplendente (I Tessalonicesi 5:5; I Giovanni 1:5; Giacomo 1:17).

L’uomo, a causa della sua caduta, spense la luce divina che risplendeva nel mondo da principio. La Scrittura spiega che è stata la malvagità dell’uomo a far sprofondare il mondo nelle tenebre: «Veramente il mio popolo è stolto, non mi conosce; sono figli insensati, non hanno intelligenza; sono saggi per fare il male, ma il bene non lo sanno fare. Io guardo alla terra, ed ecco è desolata e deserta; i cieli sono senza luce» (Geremia 4:22-23). Ma Dio, nella sua infinita misericordia, ha operato gloriosamente per ridare luce a questo mondo ottenebrato dagli effetti della caduta dell’uomo nel peccato: ha mandato nel mondo colui che è lo “splendore della sua gloria” per essere la luce del mondo! Dio, nella sua sapienza e misericordia, si è compiaciuto di farci giungere la sua luce mediante mezzi e strumenti; perciò ha inviato i suoi messaggeri e stabilito i suoi ministri nella chiesa per rifletterla, comunicando i raggi della sua gloria agli uomini.

2. C’è un’analogia tra la disposizione delle cose nel mondo spirituale e in quello naturale. Il Creatore, unico in saggezza, non ha lasciato il mondo senza luce; anzi, nel nostro sistema ha posto un luminare immensamente più grande di tutti gli altri che risplende perpetuamente di una luce piena e potente che illumina ogni cosa. Oltre a ciò, ha posto altre luci minori e subordinate al sole che brillano grazie al suo splendore. Allo stesso modo, nel mondo spirituale, Dio ha posto Gesù Cristo come il “Sole della giustizia”. La chiesa non ha sole di giorno né luna di notte all’infuori del Signore, che è sua eterna luce e gloria! La nuova Gerusalemme non ha bisogno né del sole né della luna, perché “l’Agnello è la sua lampada” (Apocalisse 21:23). Dunque, i ministri di Cristo sono come quei luminari posti nella volta celeste che ricevono e riflettono la gloriosa luce di questa sorgente inesauribile per illuminare gli uomini. Cristo nella Scrittura è paragonato al sole e i suoi ministri alle stelle. I dodici apostoli, i ministri più autorevoli della chiesa cristiana, sono rappresentati così: «Poi un grande segno apparve nel cielo: una donna rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo» (Apocalisse 12:1). Anche gli altri ministri del Vangelo sono paragonati a stelle; infatti, nella visione dell’apostolo Giovanni, Cristo “nella sua mano destra teneva sette stelle” che “sono gli angeli delle sette chiese” (Apocalisse 1:16, 20).

3. L’utilità della luce è triplice: essa ci consente di vedere, ci ristora e ci permette di orientarci. In primo luogo, dunque, la luce è utile perché ci consente di vedere. Senza luce non potremmo scorgere nulla: «Tutte le cose, quando sono denunciate dalla luce, diventano manifeste» (Efesini 5:13). I ministri, quindi, hanno il compito di essere una luce per gli uomini, gli strumenti mediante i quali la verità divina è loro impartita. Essi sono responsabili di porre davanti ai loro occhi realtà gloriose e sublimi, guidandoli e assistendoli nella contemplazione di quelle cose che perfino gli angeli desiderano investigare. Perciò, coloro che devono comunicare una tale conoscenza possiedono una grande dignità e sono molto più importanti ed utili dei grandi statisti e filosofi! I ministri del Vangelo sono il mezzo stabilito da Dio per trarre gli uomini fuori dalle tenebre alla meravigliosa luce di Dio, per condurli alla sorgente inesauribile di luce in modo che, nella sua luce, essi possano vedere la luce! Hanno il compito di istruire e guidare le persone affinché conoscano Dio e Gesù Cristo, perché conoscerli significa avere la vita eterna.

La luce, inoltre, ristora e diletta. L’oscurità è tetra, mentre la luce è piacevole. Pensiamo, ad esempio, a quando siamo riscaldati ed illuminati dai raggi del sole. La luce ravviva coloro che per lungo tempo sono stati avvolti nelle tenebre. Coloro che vegliano nella notte oscura bramano la luce del mattino e il saggio osserva che “uno sguardo luminoso rallegra il cuore” (Proverbi 15:30). La luce spirituale, poi, ravviva e rallegra il cuore in modo particolare: «La luce è spuntata per il giusto, e la gioia per i retti di cuore» (Salmi 97:11). Coloro che contemplano la luce di Cristo, la stella che sorge da Giacobbe, sono ravvivati e si rallegrano come i Magi quando videro la stella che mostrò loro la via che li avrebbe condotti a Cristo: «Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia» (Matteo 2:10).

I ministri della Parola sono stabiliti nella chiesa di Dio per portare questo conforto, per ravvivare le anime e per essere una guida che conduce gli uomini al Dio di ogni consolazione che è la sorgente della loro felicità. Come Cristo, essi sono inviati per essere collaboratori di Dio, per predicare il Vangelo ai mansueti, per fasciare i cuori rotti, per proclamare la libertà ai prigionieri, per aprire le prigioni di coloro che sono ancora legati e per confortare gli afflitti. Devono operare affinché “gli affaticati e gli stanchi” possano giungere al loro riposo e per dire una parola opportuna per “aiutare con la parola chi è stanco” (Isaia 50:4). I ministri del Vangelo sono chiamati a servire per portare consolazione e gioia ai santi: «Noi non signoreggiamo sulla vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia» (II Corinzi 1:24).

In terzo luogo, la luce ci permette di orientarci. È proprio grazie alla luce che comprendiamo dove stiamo andando. Cristo affermò che “chi cammina nelle tenebre, non sa dove va” (Giovanni 12:35) e perciò è in continuo pericolo di inciampare e di cadere malamente. La luce ci permette anche di vedere ciò che stiamo facendo; infatti, abbiamo bisogno di luce per riuscire a compiere i nostri lavori ed i nostri doveri. Ecco perché Cristo affermò che nella notte “nessuno può operare” (Giovanni 9:4). I ministri devono essere come delle lampade splendenti anche in questo, proprio come Giovanni il battista che era venuto “per guidare i nostri passi verso la via della pace” (Luca 1:79). I ministri sono stati chiamati da Dio ad essere per gli uomini una lampada splendente in un luogo oscuro alfine di guidarli attraverso questo mondo di tenebre per giungere nel luogo dove brilla la luce della gloria eterna! I ministri sono dati alla chiesa per conferire agli uomini quella sapienza che non si “ottiene in cambio d’oro, né la si compra a peso d’argento” (Giobbe 28:15).

[…]



[1] Questo sermone è stato predicato a Pelham, il 30 Agosto del 1744, in occasione dell’ordinazione del Pastore Robert Abercrembie all’opera del ministero cristiano in quella cittadina.