Lodata alle porte della città
LA VOCAZIONE ALLA MATERNITÀ DELLE DONNE CRISTIANE


INDICE

Prefazione all’edizione italiana

1. L’obiettivo di una madre

2. La chiesa: nostra madre

3. Concepimento, gravidanza, parto

4. Quando i bambini sono ammalati

5. Amare i bambini: l’ora dei pasti, l’ora di coricarsi, le vacanze

6. La condotta: in chiesa, con gli amici e a casa

7. Rispettare i figli

8. Amare le figlie

9. Stabilire degli standard: regole divine e regole familiari

10. L’importanza dell’istruzione

11. Una dimora gioiosa

12. Le arti domestiche

13. Lasciarli andare




CAPITOLO 2

La chiesa: nostra madre


La Gerusalemme di lassù è libera, ed è nostra madre. Infatti sta scritto: «Rallegrati, sterile, che non partorivi; prorompi in grida, tu che non avevi provato le doglie del parto: poiché i figli dell’abbandonata saranno più numerosi di quelli di colei che aveva un marito» (Galati 4:26-27).

Quando gli uomini assumono il ruolo di marito e di padre, si conformano al paradigma biblico di Dio quale padre (Efesini 3:14-15) e di Cristo quale sposo (Efesini 5:25). L’esempio maschile da seguire e da imitare è Cristo: i mariti devono amare la propria moglie come Cristo ama la chiesa. Anche le donne hanno un modello biblico da seguire: a loro è comandato di imitare la chiesa: «Ora come la chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa» (Efesini 5:24).

La chiesa cristiana è chiamata «sposa» e «nuova Gerusalemme». L’apostolo Giovanni racconta: «E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo» (Apocalisse 21:2). Più avanti, al versetto 9, la chiesa è definita «la sposa, la moglie dell’Agnello». È chiaro che la chiesa è il modello delle spose qui sulla terra.

Questo modello nuziale è anche materno. Galati 4:21-27 spiega l’allegoria dei due patti e identifica la nuova Gerusalemme quale «nostra madre». In questi tempi, allorché le chiese hanno tradito le proprie responsabilità e i propri doveri, può essere per noi difficile capire quali sono i doveri di una madre credente così come sono rappresentati nella Scrittura dalla chiesa. Purtroppo, oggi, un numero crescente di mamme (nella chiesa come nel mondo) abbandona o uccide i propri figli. Questo accade perché lo hanno imparato dalla chiesa, in quanto essa ha smesso d’insegnare la verità, ha fallito nel correggere e nel disciplinare i propri membri e ha rifiutato il compito di portare molto frutto, nutrendo i credenti, per soddisfare desideri carnali mediante varie forme d’intrattenimento e divertimento. Comunque, esaminiamo i doveri della chiesa che Dio ha stabilito e che le madri possono seguire quale loro paradigma.

Tutte le responsabilità della chiesa sono ordinate da Dio ed essa deve sottomettersi con gioia a Cristo; analogamente, i doveri di una madre sono fissati dalle Scritture e le sono affidati dal marito. Quando Dio dà un comandamento, concede anche la grazia per osservarlo. Quindi, le mogli, dinanzi alla responsabilità di allevare i figli, devono fare affidamento sui propri mariti ed essere loro sottomesse come si conviene nel Signore (Colossesi 3:18). Ciò significa che le mogli non sono autonome più di quanto lo sia la chiesa: una moglie deve affidarsi al proprio capo come la chiesa si affida a Cristo. «Il marito, infatti, è capo della moglie, come anche Cristo è capo della chiesa, Lui, che è il Salvatore del corpo. Ora, come la chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa» (Efesini 5:23-24).

Quando una moglie si lancia nel fare quello che pensa sia una sua responsabilità, senza la benedizione e la delega del marito, ha oltrepassato i suoi limiti ed è indifesa. Una donna sola, o una moglie il cui marito non si assume le proprie responsabilità di capofamiglia, deve cercare la benedizione e la protezione del Signore per essere prudente e saggia nei propri doveri e nel modo di adempierli e, inoltre, deve cercare un’adeguata guida pastorale. Questo è quanto accade oggigiorno alla chiesa, la quale, avendo adottato senza uno specifico mandato della Scrittura molte pratiche solo perché le sono sembrate una “buona idea”, ha oltrepassato i propri limiti vivendo da disubbidiente e indifesa. Le donne sagge non prenderanno a modello una chiesa disubbidiente.

Dunque, nell’esaminare quei doveri di cui la chiesa ubbidiente è modello, dobbiamo ricordare che la sottomissione ai nostri mariti è un fondamento necessario per vivere nell’ubbidienza e per la buona riuscita dei nostri sforzi. Oltre a ciò, nel riflettere su come possiamo imparare ad adempiere i nostri doveri, non nego l’esistenza di quelli più specificamente paterni negli stessi campi. I padri devono assumersi la responsabilità di provvedere ai bisogni della famiglia e di proteggerla, ma questo non significa che non hanno alcun ruolo nell’ammaestrare, nel curare e nel disciplinare i figli. Tuttavia, il mio scopo qui è quello di esaminare i doveri di una madre che vuole attenersi al modello della chiesa ubbidiente ed essere sottomessa al suo Signore.

La chiesa ha la responsabilità d’insegnare e di edificare. Questo è un chiaro dovere anche delle madri. Dobbiamo impegnarci ad ammaestrare i fanciulli che Dio, nella sua grazia, ci ha donato sin dal momento in cui “arrivano” nella famiglia. Non abbiamo la responsabilità d’istruire i figli dei nostri vicini: siamo responsabili dei nostri, e ciò significa di ciascuno di loro. Non possiamo trascurare nessuno dei nostri figli giustificando noi stesse affermando che eravamo troppo occupate con gli altri. Se Dio benedice una famiglia con una prole numerosa, proprio come benedice alcune chiese con molti membri, non vi sono scuse per dire che erano troppo numerosi per ammaestrarli tutti quanti. Una madre ha la responsabilità di sapere come si comportano i propri figli, in che modo stanno apprendendo, e deve capire se ognuno sta crescendo e se prospera grazie al suo insegnamento. Ciò non significa che nessun altro può istruire i suoi figli, come ad esempio gli insegnanti di una scuola cristiana1. Proprio come un solo pastore non ha la responsabilità di provvedere tutto l’insegnamento, ma altri stabiliti dalla chiesa partecipano a questo ministero, così una madre può delegare l’insegnamento ad un individuo qualificato o ad una scuola. La sua preoccupazione deve essere che, l’insegnamento che i figli ricevono, sia impartito direttamente da lei o da altri, edifichi e non distrugga.

La chiesa ha anche il compito di curare e nutrire il gregge. Questo dovere è strettamente legato a quello precedente e si riferisce soprattutto alla cura e al nutrimento spirituale. Una madre deve capire se i propri figli sanno di essere amati, poiché è l’amore materno ciò che può nutrirli davvero. Il neonato è nutrito dal seno materno: questa è un’immagine meravigliosa di come la chiesa deve nutrirci. Il latte che un bambino prende dal seno della mamma non lo nutre solo fisicamente, ma anche affettivamente. In quel momento la mamma gli è accanto e lo stringe a sé; non si trova dall’altra parte della stanza. Quando la mamma canta, culla e tiene in braccio il suo bebè, lo sta curando arrecandogli un immenso beneficio spirituale. E non solo i piccoli ricevono una benedizione, ma anche lei! Le Scritture dichiarano che vi è più gioia nel dare che nel ricevere (Atti 20:35) ed è sicuramente così nella maternità. Uno dei benefici dell’allattamento al seno è che richiede alla mamma di sedersi, di stringere a sé il bimbo e di mettere da parte tutte le altre distrazioni. È un momento di intima comunione con il proprio piccino e un momento di profonda riflessione sul mistero di quel grandioso dono divino. Come si produce in me questo latte? Non è questo un meraviglioso miracolo di Dio? Come può la predicazione della Parola nutrire i figli di Dio che, con attenzione, ne seguono l’esposizione? È forse il predicatore che ciba l’anima dei credenti? Certo che no! Dio lo fa ed è un miracolo! Oh, se coloro che si professano cristiani desiderassero il puro latte della Parola come un bimbo cerca il latte della mamma!

In terzo luogo, la chiesa corregge e disciplina. La disciplina è una manifestazione di un vincolo familiare: «Il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli. Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregge? Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli» (Ebrei 12:6-8). Le madri hanno la responsabilità di educare e correggere i propri figli. Essi sono per lo più a casa con la mamma e, quindi, gran parte di questa responsabilità ricade su di lei. Sicuramente, ci saranno dei momenti in cui dovrà concentrarsi a fondo per intervenire con saggezza e giustamente nell’impartire la disciplina. Tuttavia, non deve rinunciare o abdicare, supponendo che il papà si occuperà della faccenda quando tornerà a casa. La correzione deve riflettere giudizio, rispetto e affetto, anche quando è dolorosa e deve essere fatta tempestivamente e coerentemente. Questo è un gran compito, ma quando è svolto fedelmente i figli crescono sani e felici. Analogamente, quando la chiesa corregge secondo la Parola di Dio, l’intero corpo sarà sano. Quando la disciplina è trascurata e si tollera il peccato nessuno è felice; famiglia e chiesa saranno infestate dal male e travagliate a causa di tutte le sue conseguenze quali l’infelicità e la tristezza. Le mamme devono vegliare sul proprio cuore quando amministrano la disciplina. Matthew Henry, il predicatore puritano, nell’opera The Quest for Meekness and Quietness of Spirit (Coltivare uno spirito dolce e pacifico), si esprime come segue: «Nel governare gli altri, imparate a governare prima voi stessi e a non turbare la vostra anima quando dovete mantenere l’ordine nelle vostre famiglie».

Infine, la chiesa deve portare frutto. Mediante l’annuncio del Vangelo nascono nuovi figli in seno alla chiesa; mediante la gravidanza nascono, in seno ad una famiglia, nuovi figli da istruire nelle vie del Signore. La madre dovrebbe essere fruttifera come la vigna di cui parla il Salmo 128. I figli non devono essere considerati un intralcio, un’intrusione, un’interruzione o un peso. Non è così che deve essere giudicato il frutto. Certamente i figli richiedono cura e la cura implica un lavoro duro, ma si tratta di un buon lavoro. Le donne cristiane dovrebbero accertarsi che la loro comprensione della gravidanza e dei figli sia modellata dalla Parola di Dio e non dalla cultura del mondo. Un lavoro faticoso, quando è buono e utile, appaga e fa prosperare l’anima. Quindi, non importa quanti figli il Signore possa donarvi, che siano due o dodici, dovete gioire di ciascuno di loro e portare frutto nel crescerli. La chiesa diventa sterile quando è disubbidiente. Oggi le donne accolgono la sterilità come una liberazione, mentre nella Scrittura è sempre una maledizione! Tuttavia, facciamo attenzione perché il fruttificare include molto di più della semplice gravidanza: si tratta di uno stile di vita: «Se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo» (II Pietro 1:8).


1Nel caso dei credenti italiani si dovrebbe aggiungere «o di una scuola pubblica» (N.d.E.).