Perché la Scrittura è tutto ciò che ci occorre

Gene E. Veith

 

 

INDICE

Introduzione

1    Il modo in cui Dio comunica con l’uomo

2    Un incontro con Dio nella Bibbia

3    L’autorità della Bibbia

4    Una dimostrazione della sufficienza della Bibbia

5    Cibarsi della Parola di Dio

Bibliografia     p. 48

 

 

Estratto dal capitolo 1

IL MODO IN CUI DIO COMUNICA CON L’UOMO

 

Un’amica mi ha raccontato la storia di una giovane di sua conoscenza e del modo in cui, dopo aver maltrattato i suoi genitori e disprezzato il loro amore, li aveva cancellati dalla sua vita. In seguito quella ragazza divenne cristiana ma, nonostante la sua conversione, non si preoccupò di riconciliarsi coi genitori. Quando la mia amica le consigliò di farlo, la sua risposta fu: «Quando il Signore mi dirà di farlo». La giovane spiegò che, fino a quel momento, il Signore non le aveva fatto sentire nel cuore che avrebbe dovuto riconciliarsi con i suoi genitori. Sarebbe stata disposta a farlo soltanto se Dio glielo avesse ordinato e il modo in cui si aspettava di ricevere quell’ordine era esplicitamente mediante lo Spirito Santo.

«Vuoi sapere come Dio vuole che tu agisca nei confronti dei tuoi genitori? - chiese la mia amica - Non è necessario attendere che ti dica qual è la sua volontà in proposito». La mia amica aprì la Bibbia in Esodo 20:12 e lesse: «Onora tuo padre e tua madre». Poi, rivoltasi alla ragazza le spiegò che questo era ciò che Dio le comandava di fare e aggiunse: «Dio ti fa conoscere chiaramente la sua volontà mediante lo Spirito Santo in questo modo».

Questo esempio evidenzia due modi del tutto diversi di porsi dinanzi a Dio. Molte persone, infatti, si aspettano che Dio le ispiri direttamente. Costoro credono in un Dio interiore che fa provare loro certe emozioni, che trasmette dei pensieri alla loro mente e che comunica con loro non tramite parole, bensì mediante una sorta di percezioni extrasensoriali.

Altri, invece, credono che Dio si sia rivelato oggettivamente, vale a dire non tramite dei sentimenti o delle percezioni indefinite, ma mediante un linguaggio umano. Costoro, per conoscere Dio, non guardano dentro se stessi, ma si rivolgono alla sua Parola. Queste persone credono che la volontà di Dio, ciò che egli ha fatto per noi e la sua relazione personale con noi, trovino espressione in un libro unico, ispirato e soprannaturale che, essendo quasi in tutte le case, rende Dio sempre accessibile a chiunque voglia sfogliarne le pagine. Il nome di questo libro è “sacra Bibbia”.

Tutti i cristiani, seppure in misura diversa, dichiarano di credere alla Bibbia. Tuttavia, proprio tra i cristiani stessi, molti ritengono inadeguata e pedante l’insistenza con la quale la Riforma protestante enunciò il principio espresso dalle parole latine sola Scriptura. Con questa formula si volle insegnare che la Scrittura, che è la Parola di Dio, da sola è sufficiente per noi ed è l’unica rivelazione di cui abbiamo effettivamente bisogno. Il risultato del rifiuto di tale principio è che molti hanno affiancato alla Bibbia la tradizione ecclesiastica, la ragione umana, gli studi scientifici, le ricerche sociologiche o le scoperte della psicologia moderna. Altri ancora cercano di abbinare alla Bibbia le esperienze mistiche, le convinzioni interiori e le rivelazioni personali. Oggi, tra i cristiani, si riscontrano molti di questi casi.

Sebbene tutto ciò sia comprensibile, è difficile capire come sia possibile che dei cristiani affermino che le rivelazioni soggettive offrono una relazione con Dio più intima e personale di quella che si può ottenere mediante la Bibbia. La difficoltà consiste nel fatto che una relazione autentica e personale con Dio, un rapporto di comunicazione genuino, è possibile soltanto mediante il linguaggio delle parole.

[…]

Dunque, perché dovrebbe sorprenderci il fatto che Dio parli ai suoi figli mediante un linguaggio concreto, verbale, corrente e leggibile? Dio è infinitamente al di sopra di noi, come potremmo conoscere qualcosa di lui se non fosse stato lui stesso a prendere l’iniziativa e a rivelarsi? Inoltre, tale rivelazione, potrebbe mai essere stata affidata solamente a dei sentimenti? Non abbiamo forse bisogno di qualcosa di ben più concreto e stabile? Per possedere una vera conoscenza di Dio non dobbiamo forse, prima di tutto, sapere come egli ci considera e ciò che ha fatto per stabilire una relazione con noi? Potremmo immaginare un mezzo migliore del linguaggio, ossia della sua Parola, mediante il quale Dio ci parli?

Se questa Parola deve conferire un qualche beneficio a noi mortali, deve necessariamente essere espressa in un linguaggio umano. Comprendere come le tre persone della Deità comunicano tra loro e quale forma assunse la Parola di Dio quando chiamò l’universo all’esistenza, è assolutamente impossibile per la mente corrotta e limitata dell’uomo. Se Dio, nella sua grazia meravigliosa, si propone di comunicare con noi, deve farlo in termini a noi comprensibili. Egli deve usare un linguaggio parlato dagli esseri umani, nel suo contesto storico e culturale, come avviene nel caso di tutti i linguaggi umani, rispettandone la grammatica, la sintassi e i termini, in modo che possa essere tradotto e trascritto. Dio, di solito, opera mediante dei mezzi. Pietro scrisse: «Degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo» (II Pietro 1:21). Le cose dette da questi uomini sono state scritte e coloro che scrissero la sua Parola furono gli apostoli di Cristo. Noi sappiamo che “ogni Scrittura è ispirata da Dio” (II Timoteo 3:16).

Le relazioni umane dipendono dalla comunicazione mediante una lingua. Lo stesso vale per la relazione tra Dio e gli uomini. I cristiani parlano a Dio in preghiera e Dio parla loro mediante le parole della Bibbia.

Spesso sentiamo dire alle persone: «Mostrami Dio», oppure: «Se solo potessi vedere Dio… ciò basterebbe a farmi credere!» Molte religioni sono fondate su cose visibili, ma per quelli che credono nella Bibbia, un Dio visibile non è il vero Dio. I popoli pagani che vivevano vicino ai figli d’Israele avevano degli dèi visibili. Il sole che appare in cielo ogni mattina era un dio, come anche le stelle, il mare e ogni meraviglia della natura. Inoltre i loro dèi erano visibili perché venivano rappresentati da immagini scolpite, che poi erano poste nelle case e nei templi per essere adorate. Il Dio di Abraamo e di Isacco, invece, non poteva assolutamente essere rappresentato con cose visibili. Egli doveva essere conosciuto unicamente attraverso la sua Parola.

La Bibbia ci fornisce delle scarse informazioni intorno al “vedere” Dio, mentre parla molto di “ascoltare” Dio. Sicuramente, dopo la morte, noi vedremo Dio (I Corinzi 13:12), ma, per ora, dobbiamo ascoltarlo mentre ci parla attraverso la Bibbia.